lunedì 31 maggio 2010

Pace, democrazia, interculturalità, conoscenza: le nuove sfide della res-publica europea come garante di beni pubblici e diritti collettivi

Anticipazione dal volume collettivo "Europa 2.0 prospettive ed evoluzioni del sogno europeo", Nicola Vallinoto e Simone Vannuccini (a cura di), ombre corte, Verona, maggio 2010.

Pace, democrazia, interculturalità, conoscenza: le nuove sfide della res-publica europea come garante di beni pubblici e diritti collettivi

di Pier Virgilio Dastoli*


L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona1 chiude un lungo periodo di negoziati per la modifica dei Trattati di Roma del 1957, negoziati iniziati con l’Atto unico europeo del 1987 ma politicamente avviati con il progetto di Trattato del Parlamento europeo del 1984: un progetto ispirato alla pulita concezione del sistema federale spinelliano da realizzare attraverso l’azione politica, e non a concezioni fumose di federalismo ideologico destinato a prevalere prima in Europa e poi nel mondo per la sola forza della Ragione.

Il Trattato di Lisbona è un testo coerente con la concezione monnettiana del funzionalismo europeo ben descritta da Jacques Delors con l’espressione del “metodo dell’ingranaggio”. Esso contiene talune innovazioni importanti – fra le quali quella più significativa è probabilmente il carattere giuridicamente vincolante della ex Carta di Nizza (ora Carta di Strasburgo) – e consolida i passi in avanti compiuti dal 1987: la cittadinanza europea, i poteri del Parlamento europeo, gli obiettivi e le competenze dell’Unione al di là del mercato, la moneta unica, il primato del diritto dell’Unione e la sua personalità giuridica, la natura comunitaria e non più o non solo intergovernativa dell’organo che rappresenta gli Stati nazionali.

Dopo venticinque anni di negoziati, sei trattati e sei conferenze intergovernative – alle quali si sono aggiunte quelle per l’adesione di diciotto nuovi paesi e per due modifiche “costituzionali” alle disposizioni finanziarie e di bilancio –, governi nazionali e Parlamento europeo escludono la possibilità che si possa aprire nel medio periodo una nuova procedura di modifica dei Trattati.
In politica ed in particolare in politica europea il medio periodo corrisponde più o meno ad un decennio e l’opinione comune a Bruxelles e nelle capitali dei paesi membri è che una nuova fase costituente non si aprirà che alla vigilia del prossimo grande allargamento dell’Unione europea ai Balcani Occidentali (Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Albania, Kosovo) e dell’ultima fase di negoziati con la Turchia, dando per scontato che Croazia e Islanda entrino nell’Unione già durante questa legislatura.

Continua in Europa 2.0

PIER VIRGILIO DASTOLI, ha creato l’Intergruppo parlamentare federalista per la costituzione europea nel 1986. Ha promosso la convocazione di un referendum consultivo sull’Europa in occasione delle elezioni europee del 1989. Ha creato il Forum permanente della società civile europea. Ha organizzato il Congresso dell’Aja del 1998 ed ha lanciato una campagna per dotare l’Ue di una Carta che definisca i beni ed i diritti collettivi. È stato segretario del Movimento Europeo Internazionale e direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Ha pubblicato numerosi volumi sull’integrazione europea e collabora alla rivista “Il Mulino”. Siti: www.forum-civil-society.org.

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